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La Biblioteca Chigiana

   

La storia della Biblioteca Chigiana

Sul finire del Seicento, il principe Agostino Chigi affidò ad un famoso architetto dell’epoca, Giovan Battista Contini, il progetto per la realizzazione di una biblioteca che potesse contenere lo straordinario patrimonio librario del cardinale Flavio Chigi.
Ritratto di Agostino ChigiDa allora la Chigiana ha costituito una delle maggiori attrattive dell’edificio, sia per il valore artistico delle sue scaffalature, sia per la preziosità del materiale librario che vi era custodito.
La “libraria”, come veniva all’epoca definita una biblioteca, era infatti composta da un ingente e prezioso fondo di codici miniati, manoscritti, incunaboli, cinquecentine, seicentine e da migliaia di opere a stampa in gran parte provenienti dalla raccolta personale di un illustre membro della famiglia Chigi, Fabio, divenuto Papa con il nome di Alessandro VII.
Nel corso del Seicento formare preziose raccolte bibliografiche costituiva un’ impresa abbastanza semplice, ovviamente per coloro che disponevano di cospicui fondi. I monasteri, che erano stati centri di insegnamento e di produzione di manoscritti, da Farfa a Nonantola, da Bobbio a Monte Cassino, erano in piena decadenza e si trovavano di conseguenza in commercio un gran numero di codici. Parallelamente, per indifferenza ed incuria, si andavano smembrando biblioteche di famiglie, corporazioni e comuni.
Il patrimonio librario raccolto in questa sala era quindi di inestimabile valore. Era tanto prezioso che agli inizi del Novecento la Santa Sede fece pressioni sul principe Mario Chigi per l’acquisto della biblioteca che si temeva potesse andare dispersa. Ma il principe resisteva a cederla per meno di un milione di lire. Una somma davvero considerevole per i tempi.
Il Una delle preziose scaffalature della Chigianasuccessore, Ludovico Chigi, venderà nel 1916 l’intero Palazzo Chigi allo Stato italiano per la somma di quattro milioni di lire. Tale somma non comprendeva però la cessione degli arredi, dei quadri e soprattutto della “libraria”. Questi furono acquisiti dallo Stato italiano solo nel 1918, al prezzo di un milione e ottocentomila lire.

Palazzo Chigi diventa sede del Ministero delle Colonie, e nel 1922, con Mussolini, diviene sede del Ministero degli Esteri.
Uno dei primi atti di Mussolini, appena investito della carica di Presidente del Consiglio, fu la cessione, a titolo gratuito, della Chigiana alla Biblioteca Vaticana: la deliberazione in merito fu adottata nella seduta del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 1922.
Come condizione della donazione, il governo fascista ottenne dalla Santa Sede che il periodo della chiusura estiva della Vaticana fosse ridotto e fosse più elastico l'orario di apertura; che le indagini negli archivi pontifici, già promesse per i documenti fino al 1814, fossero possibili senza speciali autorizzazioni fino al 1846 e che per gli anni successivi la Santa Sede largheggiasse in permessi speciali.

Da allora il Fondo Chigiano è dunque custodito all’interno della Biblioteca Vaticana e ne costituisce uno dei più ricchi e preziosi tesori.

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