Storia del Protocollo di Stato
Il cerimoniale della
Repubblica italiana si afferma nel dopoguerra conformando
le sue regole alle esigenze dello Stato democratico e
ai principi sanciti nella Costituzione del 1948. Sostituisce
il cerimoniale del Regno d’Italia, derivato dal
cerimoniale della Corte sabauda.
Nel passaggio dallo
Stato monarchico, attraverso il regime fascista, alla
Repubblica nata il 2 giugno 1946, si rese necessario
modificare e ridefinire tutti gli aspetti protocollari
connessi all’utilizzo dell’inno, della bandiera
nazionale e dell’emblema dello Stato, alle forme
della presenza del Capo dello Stato, all’ordine
delle precedenze nelle manifestazioni pubbliche, alle
onorificenze, all’araldica, tanto per citare solo
alcuni aspetti del cambiamento.
Nel nuovo Stato decadono
i titoli nobiliari, sono individuati gli organi costituzionali
e a rilevanza costituzionale, vengono sancite e promosse
le autonomie locali.
Il processo di rinnovamento delle
regole protocollari attraversa gli ultimi decenni della
storia repubblicana e trova concreto compimento nel decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 aprile
2006, integrato e modificato col DPCM del 16 aprile 2008.
Il testo vigente costituisce il documento più importante
in materia di cerimoniale e stabilisce le regole generali
del protocollo pubblico nazionale.