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Dipartimento Affari giuridici e legislativi - Ufficio contenzioso, per la consulenza giuridica e per i rapporti con la Corte europea dei diritti dell'uomo

Contenzioso europeo

Controllo esecuzione sentenze e loro attuazione

 

Il Protocollo n. 14

Negli ultimi anni la Corte europea ha ricevuto un elevatissimo numero di ricorsi, a tal punto da rischiare una paralisi di funzionamento.
Questo soprattutto a causa del fatto che il diritto individuale a ricorrere dinanzi ad essa non è disciplinato in modo tale da consentire un adeguato filtro dei ricorsi, che permetta alla Corte di dichiararli nella maggior parte dei casi irricevibili o di cancellarli dal ruolo.
Per questo motivo il Protocollo n. 14 aggiuntivo alla CEDU, ad oggi firmato da tutti gli Stati contraenti tranne la Russia, riforma la disciplina dell’accesso alla tutela della Corte al fine di renderne più efficace il funzionamento.
Innanzitutto viene introdotto un ulteriore requisito di ammissibilità, in forza del quale si richiede che il ricorrente abbia subìto uno svantaggio significativo, purchè il rispetto dei diritti umani non necessiti che la Corte se ne faccia pienamente carico e ne esamini il merito e sempre che non si verifichi la circostanza in cui, per quanto minimo possa essere il pregiudizio, lo Stato chiamato in causa non ne preveda la tutela.
In secondo luogo le decisioni di inammissibilità precedentemente adottate da un collegio di tre giudici, verrebbero prese da un singolo giudice assistito da relatori extra-giudiziari, il quale potrebbe dichiarare i medesimi ricorsi palesemente inammissibili.
Infine, per quanto concerne i ricorsi ripetitivi, la riforma consisterebbe nell’affidarne l’esame ad un collegio di tre giudici piuttosto che di sette, i quali seguirebbero una procedura sommaria semplificata.

Le novità più significative del Protocollo n. 14 riguardano, inoltre, l’esecuzione delle sentenze della Corte di Strasburgo. In particolare, il Comitato dei Ministri, sulla base di una decisione presa a maggioranza dei due terzi, potrebbe avviare un’azione giudiziaria dinanzi alla Corte a seguito dell’inottemperanza alla sentenza da parte di uno Stato; il Comitato dei Ministri avrebbe anche il nuovo potere di chiedere alla Corte l’interpretazione di una sentenza, soprattutto al fine di determinare quali misure siano necessarie per conformarsi alla medesima pronuncia.

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